#Librinfestival la nostra visione

 

Il termine Festival racchiude in sé alcuni significati: l’idea della festa e dell’evento speciale. Organizzare un festival non è una iniziativa originale – ma neanche semplice – e a Monterotondo ancora non c’era un festival letterario.

#Librinfestival è sicuramente originale nella durata, (circa otto mesi) e nella formula che premia i mestieri del libro, che sono cinque:
miglior autore
miglior libro
miglior editore
miglior redazione titolo
miglior cover grafica.
La giuria popolare assegna i premi la prima settimana di ottobre.

la giuria popolare della II edizione

A questi significati noi pensiamo di averne aggiunto qualcuno, perché il senso di quello che fai, in una situazione dove non c’è un ritorno economico diretto, deve essere molto presente, altrimenti è destinato a morire, a esaurirsi.

L’idea di un festival letterario ha molto a che fare con l’idea di mettersi in gioco, di sperimentare le proprie potenzialità creative. È evidente che la passione per i libri e la lettura sono alla base della scelta di fare un festival letterario, ciò non toglie all’idea del festival, una sua insita filosofia.

Non eravamo sicure che l’idea avrebbe funzionato, abbiamo avuto tutta una prima edizione di rodaggio, alla quale il pubblico ha reagito molto positivamente. Quasi rispondesse a un bisogno, alla necessità di sentirsi coinvolto in un progetto, da protagonista.
Questa è un po’ la differenza con gli happening libreschi che sono molto di moda oggi.

Questo “senso”, questa visione è molto presente anche nella scelta dei testi da proporre e negli editori da intercettare. Anche la scelta di indirizzarci verso una piccola e media editoria ha un senso preciso, anche politico in senso lato, fuori da dinamiche puramente commerciali.

E parlando di visione intendiamo la possibilità di guardare oltre, focalizzare gli obiettivi e aprire una finestra che si affacci sul futuro.

Nel Logo, che rappresenta l’idea di #Librinfestival, è contenuta questa visione. Librinfestival è partito da lì, da un albero.

#Librinfestival, Più libri più liberi, Nuvola Fuksas,

Un logo è un simbolo che vuole fare riconoscere la proprio idea attraverso un’immagine grafica, non ha valore l’immagine in sé quanto l’idea che quell’immagine veicola e identifica.

L’immagine che identifica #Librinfestival è un albero i cui frutti simbolici sono i libri, là dove l’albero rappresenta l’idea della vita nella sua ciclicità, nella sua stagionalità: così #Librinfestival ha durata annuale, rinnova le sua proposte seguendo lo stesso ciclo produttivo delle case editrici che annualmente rinnovano il proprio catalogo, là dove #Librinfestival attinge per rinnovare le proposte stagione dopo stagione.

Un albero affonda le sue radici nella terra, la sua linfa si nutre di umus. L’albero di #librinfestival affonda le sue radici nella tradizione letteraria da cui trae il nutrimento che lo fa crescere e portare linfa vitale ai nuovi frutti/libri che nutrono chi li coglie e li legge.

Ogni anno nuovi rami, nuovi frutti, nuove proposte, nuovi contenuti, nuovi messaggi e questa è l’idea che veicola il nostro simbolo, la sua missione e la sua visione, ma sempre vigili e con i piedi per terra per non trasformare questa visione in una “fata morgana” un miraggio irraggiungibile e vacuo.

L’albero per mantenersi sano e in vita ha bisogno di cure costanti, giornaliere direi, di nutrimento, acqua, luce, potature che nel caso di #Librinfestival si traducono in contatti, letture, scelte, comunicazione, investimenti, rinnovamento, tutte attività che necessitano anche del sostegno di quanti credono in questa visione che va oltre la materialità del libro.

Attrarre i lettori e soprattutto il non lettore a seguire le presentazioni è un altro impegno che ci siamo prefissate. Per sollecitare la curiosità intorno a un autore/autrice spesso sconosciuti ai più, così come i loro editori, è necessario individuare un tema universale.
Il tema, che sia intimista o di attualità, deve parlare al lettore, deve incuriosire o deve rispondere al bisogno che il pubblico ha di sapere, di conoscere e riconoscersi. Anche per questo non facciamo differenza di generi, tutti i generi possono parlare alle nostre corde, anche quelle più profonde o trattare un’attualità che ci interessa approfondire.

Una parte importante è anche l’ascolto del pubblico, cercare di intuire queste esigenze e dopo averle intercettate tradurle in storie da raccontare o meglio da far raccontare. Crediamo anche nel potere educativo di un festival come il nostro, un modo per essere parte attiva di un processo, un metodo, una cosa nuova di cui sentirsi responsabili, con il confronto e la partecipazione.

L’organizzazione delle presentazioni è molto curata e ha una parte fondamentale in questa impostazione di condivisione, i luoghi sono sempre diversi e anche qui il coinvolgimento dei gestori è importante, anche loro, così come altre figure che girano intorno al festival, sono invitati a sposare una causa, così come la giuria è invitata a presentare gli autori, a cimentarsi con la conduzione.

Quindi un festival che non si consuma in pochi giorni, ma crea nei cittadini un’abitudine e un’attesa. E quando questa abitudine si concretizza intorno ai libri a noi sembra un buon risultato, quasi eccezionale. Da non sottovalutare l’aspetto di microeconomia che gira intorno ad un seppur piccolo festival letterario.

Non sappiamo se ancora tutto questo sia stato percepito in questi termini, noi stesse ci stupiamo ogni volta e tentiamo di alzare il tiro della sfida, perché l’evoluzione è importante, permette di allargare il raggio di azione e gradimento, con la scelta di un autore, con la difficoltà di lettura di un testo, con la delicatezza di un tema, o il cambiamento nella formula.

Per concludere possiamo dire che la carta vincente di questo progetto rimane la FESTA, l’atmosfera di leggerezza calviniana che permette a tutti di stare sullo stesso piano, dove la cultura non è lo spartiacque tra chi sa e chi non sa, ma dove tutti sentono di sapere e di acquisire conoscenze.
Crediamo che alla base ci sia questo, far stare bene le persone, e farlo utilizzando il libro come veicolo di benessere. Come fosse una seduta in una Spa.
E di solito chi ci va ci torna.

Condividi:

Potrebbero interessarti anche...

Lascia un commento