Per arrivare ad Atlantide

Edizioni di Atlantide, Simone Caltabellota,

Venerdì 26 ottobre 2108 Librinfestival ha inaugurato a Monterotondo la quarta stagione della maratona letteraria che premia i mestieri del libro con Edizioni di Atlantide e il “LIBRO DEI FULMINI” di Matteo Trevisaniall’insegna di talenti esordienti sostenuti da un’editoria di qualità, sempre più interessata al progetto.

Accompagnava Matteo Trevisani l’editore Simone Caltabellota che ha raccontato la sua storia editoriale e quella di Edizioni di Atlantide

Un nuovo modello editoriale e culturale. Fuori dal tempo, fuori dai format, fuori dalle convenzioni

Simone Caltabellota, Matteo Trevisani, Libro dei fulmini, Edizioni di Atlantide

Ho cominciato molto giovane a fare questo mestiere legato all’editoria. Ho cominciato con le riviste letterarie, dove il lavoro è un po’ diverso, ma le tappe sono le stesse: lavorare sui testi. Ho avuto la fortuna di vivere in un periodo particolare per la cultura e l’editoria italiana, che sono stati gli anni Novanta, quando nascevano editori come Fazi, Castelvecchi, Minimum fax, Voland, Donzelli.

Poi quella stagione è finita. Tutt’intorno era cambiato un contesto, perché un libro non si fa unicamente per venderlo. L’obiettivo ultimo è riuscire a fare delle cose che ti piacciono e riuscire a venderle, vendere un libro che emoziona e che racconta delle cose che non ti aspettavi, che condivide con te la tua visione del mondo e, in un certo modo, va oltre la tua visione del mondo.

Fare l’editore può esser una vocazione, ma è fondamentale sapere che è un mestiere, per cui devi conoscerne le basi. Come il muratore non può costruire la casa se non parte dalle fondamenta, così l’editore deve saper fare la correzione di bozze, deve saper leggere, lavorare sul testo con l’autore, immaginare il libro, dare la visione della linea della casa editrice, del suo progetto. L’editore di realtà piccole e medie, non è un finanziatore, ma lavora con un gruppo di persone: una casa editrice non si fa mai da soli.

Dagli ani 90 a oggi sono successe tante cose e un certo tipo di modello editoriale è finito. Si è esaurita quella libertà di ricerca, di sperimentazione, di sfrontatezza, se vogliamo. In quegli anni eravamo dei corsari, anche quando si vendevano un milione di copie, contro le immensità delle major dell’editoria del nord, perché l’editoria di Roma era storicamente fatta da case editrici indipendenti, piccole e medie.

A un certo punto ho avuto voglia di riscoprire il valore di leggere per cui ho fatto altre cose, una casa discografica, ad esempio, ma continuavo a collaborare con case editrici come consulente esterno, suggerivo un libro, un autore straniero. Ritrovandomi con degli amici che avevano anche loro un percorso editoriale storico alle spalle, abbiamo deciso che era arrivato il momento di creare un nuovo modello editoriale. Con me c’erano Francesco Pedicini, Gianni Miraglia e Flavia Piccinni. Ci siamo detti facciamo una casa editrice nostra, facciamoci conoscere, sapevamo cosa potevamo dare.

Francesco Pedicini, ex direttore di produzione è la persona che si occupa dei rapporti con la tipografia e di tutto ciò che concerne la produzione materiale del libro, dalla carta alla foliazione, all’impaginazione. Ha lavorato prima con Fanucci poi con Fazi e ha collaborato con varie case editrici. Gianni Miraglia è un autore, un creativo, un artista, ex pubblicitario. Flavia Piccinni, scrittrice giornalista

Quando nasce un’impresa devi dargli una particolarità, e noi dovevamo fare una casa editrice diversa dalle altre, soprattutto seguendo una visione radicata alla contemporaneità, ma allo stesso tempo che guardasse indietro, a un modello culturale, ma anche commerciale e distributivo, che risaliva agli anni trenta, in un momento in cui l’Italia si formava come la conosciamo nell’editoria Moderna.

In quegli anni c’erano le case editrici storiche come Laterza o Mondadori e poi nascevano nuove realtà. Il modello era di case editrici che pubblicavano pochi titoli e non avevano distributori. Oggi il distributore che va in libreria non distribuisce una sola casa editrice, ma centinaia, e la maggior parte dei librai presta attenzione il più delle volte solo ai titoli che spiccano più facilmente.

Con la nostra nuova casa editrice volevamo creare una rete di librerie fiduciarie. Siamo partiti con 40/50 librerie perché essere legati a un distributore ti costringe a pubblicare un minimo di titoli ogni anno, noi volevamo farne solo 8-10, curatissimi, su carta di pregio, di ogni tiratura 999 copie numerate, Abbiamo iniziato con titoli bellissimi: Filosofi antichi di Adriano Tilgher, filosofo degli anni Venti, poi Ritratto di Jennie di Robert Nathan, autore degli anni Trenta poco conosciuto, e un volume grafico, Tomaso, di Vittorio Accornero, pittore e illustratore degli anni Quaranta-Cinquanta.

La novità è piaciuta molto, e i lettori si sono accorti che questo progetto editoriale era differente. Quello che era l’obiettivo iniziale delle 999 copie, che poi in Italia non sono poche, ora è diventato la partenza, perché le prime mille copie stampate finiscono subito, per cui facciamo subito una seconda edizione, a volte in contemporanea con la prima, con una copertina leggermente differente. Il libro di Matteo Trevisani, di cui sta per andare in stampa la quarta edizione, avrà una copia unica per ogni lettore, non esiste una copia uguale all’altra.

Leonida, Nada Malanima

 

 

 

All’inizio ad aprire molte porte è stata Nada Malanima con il suo libro Leonida. In precedenza questa artista aveva pubblicato per Fazi e Bompiani ed era già al suo quarto libro. Nada è un personaggio straordinario, una scrittrice originale, così come una cantautrice bravissima, è molto gioiosa, e presentare il suo libro è una cosa nuova per lei, è una sfida. Siamo stati anche fortunati perché sei mesi dopo l’uscita del libro, il regista Paolo Sorrentino ha scelto la canzone di Nada “Senza un perché” per la serie tv “The Young Pope” che è stato fra i brani rock più venduti da iTunes e così il libro è andato in tutto il mondo.

 

 

Libro dei fulmini, Edizioni di Atlantide, Simone Caltabellota, Matteo Trevisani, #Librinfestivale

Nada però non è un autrice esordiente. Noi di Atlantide stavamo cercando un libro che fosse bello, di un autore esordiente italiano, innanzitutto un libro che fosse qualcosa di differente da quelle che sono le modalità ormai assodate della narrativa italiana e contemporanea. Quando ho letto le prime pagine del Libro dei fulmini ho pensato subito che Matteo Trevisani era proprio l’autore che volevo pubblicare e devo dire che è andata molto bene, grazie anche al passaparola: leggi un libro, ti piace, ti innamori e lo consigli, lo regali, cerchi di diffonderlo perché diventa una cosa tua e quando questo succede con un autore italiano è ancora più bello.

Volevo inoltre sottolineare che un libro esiste perché c’è un editore che lo pubblica, la funzione dell’editore rimane fondamentale e non vuol dire che non ci siano libri autopubblicati belli, ma l’incontro autore ed editore somiglia all’innamoramento. Quando questo incontro funziona nascono le condizioni per creare qualcosa di bello, autore ed editore danno il meglio e i lettori lo percepiscono.

Sta succedendo poi che i lettori, incuriositi a tal punto del tema del libro, vanno a cercare i luoghi raccontati. Si stanno creando dei “tour dei fulmini”, iniziativa nata da un articolo di Matteo Lucci, un ottimo scrittore e bravissimo giornalista che pochi mesi fa ha pubblicato quattro pagine sul settimanale «Venerdì» raccontando una Roma sconosciuta agli stessi romani, come può fare soltanto una persona della sensibilità, dell’intelligenza, della cultura di Lucci e che come Matteo Trevisani viene da fuori Roma.

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