Giulia Tofana. Gli amori, i veleni

 

#Librinfestival inaugurazione terza edizione

Arte in Circolo Monterotondo

#Librinfestival, ospite dell’associazione Arte in Circolo, apre la sua Terza Edizione con il romanzo di matrice storica Giulia Tofana. Gli amori, i veleni di Adriana Assini, edito da Scrittura & Scritture.

Una bellezza prorompente e un cuore schietto dominati da ambizione, potere e corruzione.

#Librinfestival III edizione

Silvia Di Tosti introduce l’incontro condotto da Giusi Radicchio e arricchito dalle letture a cura di Gloria Rosati che ci porta nel lontano 1624. Gloria dà voce a un personaggio distante nel tempo ma reso attuale grazie a una narrazione movimentata dai continui cambiamenti spaziali e intimi della protagonista.

Un incontro ricco di spunti storici con un’autrice, Adriana Assini, dedita a molteplici interessi e con una casa editrice, Scrittura & Scritture, guidata da due sorelle Eliana e Chantal Corrado che si muovono con passione e destrezza in un mondo, quello editoriale, fino a qualche anno fa appannaggio quasi esclusivamente maschile.

Adriana Assini, ha accettato il nostro invito ed è entrata nel merito del suo personaggio raccontandoci dettagli e curiosità del suo essere scrittrice e della storia di Giulia Tofana.

Adriana Assini

La trama

Nella Roma barocca di Urbano VIII trionfa l’arte e imperano le feste, ma anche il Tribunale dell’Inquisizione lavora senza soste. Le leggi le fanno ancora gli uomini, e le donne le subiscono, assieme ai matrimoni imposti e ai maltrattamenti non puniti, prepotenze a cui nessuno, nemmeno il Santo Padre, intende porre rimedio.
La musica cambia, però, quando nella città sul Tevere approda una bella forestiera, Giulia Tofana, giovane plebea di dubbia morale e cuore schietto. Innamorata persa di un barone e amante di un bel frate, non ne sa di scienza né di lettere, ma a forza di trafficare con l’arsenico e l’antimonio, ha messo a punto la formula di un veleno che non lascia tracce, non desta sospetti. Un veleno perfetto, dunque, che però non è per tutti: paladina di giustizia, Giulia lo vende soltanto alle donne, per liberarsi di mariti grevi e maneschi, che loro non hanno scelto.

Quando nasce l’idea di approfondire le ricerche di in personaggio storico, per poi romanzarlo, lei pensa anche a cosa vorrebbe che rimanesse al lettore una volta chiuso il libro?

Il messaggio è insito nell’idea, perché non scelgo mai un personaggio a caso. Quando ho scelto di raccontare Giovanna di Castiglia in fondo ho scelto di raccontare una storia di violenza sulle donne. Una storia di cinquecento anni fa ma attualissima e questo è il bello del romanzo storico: ti fa vedere che il tempo passa, che si fanno progressi, ma poi è solo la scienza ad andare avanti. I sentimenti, i rapporti, il potere rimangono sempre indietro e quindi il messaggio che vorrei trasmettere è radicato nel tema.

I protagonisti dei suoi romanzi di ambientazione storica non sono tanto i grandi personaggi, i condottieri, sovrani, papi, dittatori, imperatori, quelli che hanno fatto la storia. I grandi personaggi storici nei suoi romanzi fanno solo da contorno, importanti, ma parte dell’ambientazione. I veri protagonisti appartengono a quel popolo che, capovolgendo la prospettiva, si appropria della parte da primo attore. Giulia Tofana appartiene alla plebe, è poco più di una bambina quando la storia ha inizio, esercita la professione di meretrice ma ha anche grandi ambizioni, è innamorata di un nobile, è affascinante ed è riuscita a elaborare la formula di un veleno che non lascia tracce. Esiste una conferma storica dell’esistenza di questo tipo di veleno?

Si dice che Mozart, un paio di mesi prima di morire, confidò alla moglie Constance la sua paura di essere stato avvelenato con l’acqua Tofàna e stiamo parlando di circa due secoli dopo i fatti narrati nel libro. Era questo un veleno molto in auge e si usava spessissimo perché all’epoca non c’era l’autopsia ai fini di indagini della polizia. Giulia Tofàna raccomandava alle sue clienti di eseguire con rigore le indicazioni, passo passo, per non destare alcun sospetto nelle famiglie e questo faceva dell’acqua Tofana il veleno perfetto. Il personaggio di Giulia è un personaggio realmente esistito, esistono tutt’oggi gli atti del processo. Giulia Tofana viene nominata anche nel romanzo di Bulkakov Il Maestro e Margherita.

Due le figure che affiancano Giulia nella sua vita avventurosa, possiamo chiamarli due co-protagonisti: Girolama Spinola, sorella di latte di Giulia e Frate Nicodemo, un frate ambizioso, dai modi eleganti, alto e bruno, entrato in seminario per sete di sapere. Non manca poi la storia d’amore fra il Barone Manfredi e Giulia, prostituta fattucchiera. Anche loro fanno parte della realtà storica?

Sul Barone si trova solo un vago accenno documentato, si sa pochissimo di lui. Il prete invece è realmente esistito, ma gli ho cambiato il nome perché in realtà si chiamava Girolamo come la sorella di Giulia, quindi per evitare il bisticcio ho scelto di chiamarlo Nicodemo. La fonte più accreditata, invece, rispetto a Girolama Spinola, parla di una sorella di latte. Immaginiamo anche che nel Seicento l’anagrafe esisteva per modo di dire.

Il personaggio di fra Nicodemo nella realtà ha fatto tutte le cose narrate nel libro e sono testimoniate da documenti. Il frate è una figura molto affascinane, anche se controversa. All’epoca la scelta di prendere i voti era dettata spesso dal bisogno, perché ti garantiva un tetto sicuro, un pasto caldo, la possibilità di studiare. Anche oggi il libro è un prodotto vietato, se non hai neanche i soldi per il pane, immaginiamoci all’epoca. I libri erano manoscritti e bisognava davvero avere grandi disponibilità economiche per poter leggere e molti sceglievano di farsi frate per avere a disposizione la biblioteca del convento. La fede molto spesso era l’ultima delle motivazioni. Nicodemo inoltre possiede l’ambizione, perché vuole intraprendere la carriera ecclesiastica.

In questo romanzo tre sono le città in cui si muovono Giulia, Girolama e frate Nicodemo. Palermo e il suo Vicerè Emanuele Filiberto di Savoia. Napoli con i suo palazzi e le vie in restaurazione. La Roma papalina di Urbano VIII. Quindi tre grandi città simboli di importanza storica per la Penisola, che lei ben differenzia nella loro urbanistica, nelle usanze, nel cibo, e infine nella lingua con l’uso di espressioni tipiche dei dialetti siciliani o romani. Anche in questo caso una ricerca minuziosa per rendere con la scrittura la stessa vividezza dei colori e le sfumature di un acquarello. Quanto impegno e quanta cura occorrono per arrivare a questo risultato. È frutto di una passione?

Si, perché ricostruire un’epoca vuol dire farlo attraverso tante piccole grandi cose. La storia non è solo quella con la “S” maiuscola, per avvicinarsi bisogna ricostruire la vita delle persone comuni, raccontare come vivevano, come vestivano, cosa pensavano cosa mangiavano, cercare di restituire i sapori, gli odori di quell’epoca. Va fatta anche una ricerca sulla lingua perché chi scrive un romanzo ambientato nel Seicento, deve prestare attenzione a non incappare nel tranello di utilizzare vocaboli (sopratutto nei dialoghi) che sono stati coniati successivamente. Un esempio efficace è quello di una parola bellissima “nostalgia”. Giulia poteva soffrire di nostalgia, ma non poteva utilizzare questa parlo perché è stata coniata alla fine del Seicento da un medico svizzero-tedesco che voleva descrivere questo malessere che colpiva i soldati svizzeri, un malessere che non era soltanto dolore, ma una sfumatura del dolore.

Questo fa capire il lavoro e la cura utilizzati. Come è venuta a contatto e come ha conosciuto Giulia Tofana

Per chi fa un lavoro come il mio è facile imbattersi in questi personaggi. Nel corso di una ricerca è venuto alla luce il materiale su Giulia Tofana, che mette a punto questo veleno perfetto per togliersi dalla miseria e andarsene dal tugurio dove abita. In seguito decide di venderlo solo a donne vittime di matrimoni sbagliati. La storia non racconta cosa le abbia fatto prendere coscienza di questo passaggio, ma consideriamo che siamo nel Seicento. Probabilmente ha influito su di lei lo stare a contatto con donne che vengono malmenate, uccise, trattate come schiave. “Che c’è di male nel fare il bene” afferma Giulia.

Spesso i lettori mi chiedono com’è possibile che in quel periodo succedessero tali fatti. Abbiamo l’idea che tutto quello che accade nella contemporaneità lo abbiamo inventato noi, ma i sentimenti sono sempre gli stessi, da secoli: l’invidia, l’amore, la passione, ieri come oggi.

Nel Novecento il femminismo ha preso voce in un numero importante, c’è stata una massificazione del fenomeno, ma già prima quante donne singolarmente dicevano la loro? Il primo romanzo dell’amore/passione fra Lancillotto e Ginevra fu scritto da Chrétien de Troyes, il Dante francese e stiamo parlando del XII secolo. Si raccontavano queste storie perché accadevano realmente. La narrativa non fa altro che raccontare quello che succede nella vita.

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La copertina ha un impatto visivo di rilievo. Come avviene la scelta del quadro e, in particolare, la selezione del dettaglio?

C’è stato un lavoro nel tempo, abbiamo capito insieme che intanto il titolo è importantissimo perché deve dare subito l’idea del tema del libro. Nel romanzo storico bisogna far capire che l’argomento fa riferimento alla storia, inoltre il titolo deve esser accattivante, non troppo lungo. Anche l’immagine ha la sua importanza, prima usavamo gli acquarelli ma ci siamo resi conto che erano un po’ dispersivi, bisogna concentrarsi su un particolare, per esser più incisivi.

Giusi Radicchio

 

 

 

 

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