Storia di Luis Sepúlveda e del suo gatto Zorba

Giovedì 29 aprile sulla pagina facebook di #Librinfestival incontro con Ilide Carmignani, ospite del quarto appuntamento di #Librietulipani

Unica traduttrice italiana di Luis Sepúlveda ma anche di Roberto Bolaño e di tanti altri autori, Ilide Carmignani oggi è ospite della manifestazione #Librietulipani in veste di scrittrice con il libro Storia di Luis Sepúlveda e del suo gatto Zorba, Salani Editore. Un sentito Grazie a Ilide per avere accettato il nostro invito, a Salani Editore e all’ufficio stampa Riccardo Barbagalla.

Piccolo gruppo umano

Silvia Di Tosti Ho avuto il piacere di conoscere Luis Sepúlveda e Ilide nel 2016 a Farfa, in occasione della Fiera dell’editoria indipendente Liberi sulla carta. Ricordo una sala pienissima, pioveva a dirotto e molti erano rimasti fuori, sotto la pioggia, il nostro piccolo gruppo riuscì ad entrare e in quell’occasione Sepúlveda fece un discorso molto importante sulla cultura e su quanto ognuno nel suo piccolo possa fare qualcosa per il bene dell’umanità. Ci chiamò “Piccolo gruppo umano” e io quando posso cito questa frase e lo ringrazio per queste parole e ne faccio partecipi anche voi che ora siete collegati in streaming e siete parte di quel piccolo gruppo umano che ha a cuore la priorità nei confronti della cultura. È come “Camminare nelle sue orme”, scrive Ilide.

Perché chi traduce è come se mettesse i piedi nelle orme dell’altro.

Luis Sepulveda

Luis Sepúlveda Silvia Di Tosti

Quante storie per fare una storia

Storia di Luis Sepúlveda e del suo gatto Zorba, #Librietulipni, ILide Carmignani, #Librinfestival, Salani Editore al,

 

 

Collana FUORI COLLANA

Genere Ragazzi

Ean 9788831008013

Pagine 208

euro 14,90

Formato Brossura fresata con alette

 

 

S. Per introdurre il suo racconto e capire come Ilide arrivi a scrivere questo libro vorrei leggere una frase tra le tante che mi ha colpito:

Vedi Diderot quante storie ci vogliono per fare una storia quante avventure quante speranze incontri, pene, sogni persi nel tempo bisogna raccontate per raccontare se stessi.

Ilide sei riuscita nell’intento di raccontare Luis Sepúlveda?

Ilide Carmignani Grazie a tutti e grazie per l’accoglienza affettuosa. Certo, ricordo Farfa, un posto che aveva una magia particolare, ricordo la pioggia, la sala piena e ricordo Lucho – il nomignolo con cui si faceva chiamare da tutti gli amici – mi ricordo quanto quella sera eravamo contenti tutti e due, e non so se sono riuscita a raccontare bene la sua storia, questa specie di biografia poetica, sono i lettori che devono dirlo. La mia esperienza di sua unica traduttrice italiana mi ha trasformata in una specie di archivio vivente di questo scrittore perché tutto quanto è uscito in italiano di Sepúlveda è uscito dalla mia penna. Questa è stata una specie di promessa che mi ha fatto lui quando ci siamo conosciuti, sarà stato il ‘93 o ‘94 e avevo appena tradotto i suoi libri Il vecchio che leggeva romanzi d’amore e poi Il mondo alla fine del mondo, sulla caccia alle balene.

“My companera de camino”

I. Mi arrivò una telefonata di Luigi Brioschi, direttore editoriale di Guanda, l’editore che ha pubblicato i libri di Sepúlveda in Italia. Mi disse che Lucho voleva conoscermi. Era una cosa così insolita che io pensai fosse una sorta di esame da parte di uno scrittore che aveva scalato le classifiche dei libri più venduti in Italia e stava diventando una specie di pop star. Io già sapevo che aveva avuto una vita avventurosa e ne avevo una certa soggezione. Quando sono arrivata a Milano all’Hotel dove alloggiava ho cercato nella hall dell’albergo qualche faccia amica dello staff di Guanda, ma non c’era nessuno. A un certo punto ho sentito il rumore dell’ascensore che si fermava e ho visto questo omone robusto con i capelli neri occhi neri barba nera e un’espressione serissima, avevo visto una sua foto sulla rivista «Linea d’Ombra» di Goffedro Fofi. L’ho fissato, mi ha fissato anche lui e sono stata costretta a presentarmi. Non appena gli ho detto il mio nome mi ha abbracciato forte, mi ha quasi sollevata e ha detto “Voglio che tu sia My companera de camino”, che voleva dire compagna di strada.

Iniziò la nostra collaborazione. I suoi libri venivano pubblicati prima in italiano e poi in spagnolo. Lo trovavo un gesto di stima estrema nei miei confronti. Da quel giorno mi ha fatto entrare nel suo laboratorio di scrittore, nel suo mondo, nella sua vita mi ha fatto sedere alla sua tavola. Compagno è quello con cui dividi il pane, ha una etimologia bellissima cum panis e questa cosa di esser “Compagna” è diventata realtà. Davvero ci siamo seduti insieme a una infinità di tavole e ho conosciuto la compagna della sua vita, Carmen Yáñez, ho conosciuto i suoi amici ed è stato un regalo che mi ha fatto la vita.

S. È un regalo che ha fatto a te e tu hai fatto a noi e non riesco a dire quanto sia rimasta addolorata, così come tutti noi, per la sua inaspettata scomparsa.

Il tempo sospeso

I. Forse potrei raccontare come è nata l’idea di questo libro. Per molto tempo per me è stato difficile pensare a quello che era accaduto il 16 aprile 2020. In questo tempo sospeso, sarà successo a tutti, le persone se ne vanno e non si possono salutare è come se lui fosse ancora nelle Asturie con noi e io potessi una mattina alzarmi e trovare un suo libro nella casella della posta. Ma poi piano piano ho capito che questo silenzio era troppo lungo e mi sono chiesta come fare, ora che lui non poteva più raccontare le sue storie alla gente, ai ragazzi, come potevano i ragazzi conoscere la sua storia? Lucho non mai scritto una sua autobiografia, voleva scrivere le vite degli altri.

Ricordo un racconto in cui durante una visita in un campo di concentramento vide incisa una frase sul muro: “Io sono stato qui e nessuno racconterà la mia storia” e lui capì che quelle parole erano una specie di grido e decise di scrivere la storia di questo prigioniero sconosciuto.

Una vita incandescente

Lucho voleva sempre dare voce a chi non ha voce: esuli cileni, prigionieri politici, che fossero balene cacciate o una gabbiana coperta di catrame. Lui ha avuto una vita incredibile, da ragazzino è partito per fare il guerrigliero in Bolivia, con «Chato» Peredo nel gruppo di Che Guevara. In seguito ha partecipato alla campagna elettorale di Allende e fatto parte della sua guardia del corpo. Dopo il Golpe di Pinochet è stato imprigionato e torturato. Amnesty International riescì a commutare la condanna in esilio, era ancora un ragazzo di 25 anni. Raggiunse l’Equador per insegnare a leggere e a scrivere ai contadini dei villaggi sulle cime delle Ande e ha raccontato di quanto fosse complicato raggiungerli lungo i sentieri andini. Ha combattuto in Nicaragua al fianco dei Sandinisti e ha aiutato a liberare il paese da una dittatura sanguinaria come quella di Somoza. Passa in seguito sette mesi come antropologo con una popolazione della foresta amazzonica, gli indios Shuar, esperienza fondamentale per le sue basi ecologiche e base del suo primo romanzo di grandissimo successo, Il vecchio che leggeva romanzi d’amore.

L’arcobaleno

Quando decide di trasferirsi in Europa si stabilisce ad Amburgo e una mattina, arrivato sul molo, vede una nave con sulla fiancata il disegno di un arcobaleno. Un ragazzo che è a bordo gli spiega cosa è Greenpeace e Sepúlveda decide di partire con loro. Trascorre tre anni a incrociare con gommoni minuscoli gigantesche navi baleniere e navi che trasportano le scorie nucleari, per tagliare loro la strada, un modo per bloccarle e farle rientrare: una pratica molto pericolosa. Spesso le navi usano gli idranti per scoraggiare questi difensori dell’ambiente con il rischio che cadano nelle acque gelide. La sua vita avventurosa non si ferma e raggiunge l’Angola come inviato di guerra.

Un gesto di giustizia poetica

Tutto questo materiale bastava per scrivere più di un solo libro e non doveva andare perduto. Ho deciso di telefonare a Carmen che mi ha dato ragione. “Scrivi questo libro per i ragazzi, è un gesto di giustizia poetica, lui non ha potuto farlo lo fai per lui” e ho voluto che fosse lui la voce che racconta la storia e ho trasformato Lucho in un personaggio che entra nel porto di Amburgo, nel Bazar di Harry che è un museo di cose strane, un luogo che arriva dritto dalla Gabianella dove c’è un gatto bibliotecario che si chiama Diderot a guardia di un archivio “L’archivio della felicità” che è una cassettiera di ciliegio grande sei metri per sei con tremilaseicento cassetti dove gli abitanti di Amburgo o i marinai che passano possono raccontare quello che è stato il giorno più felice della loro vita e infilarlo in un cassetto creando una sorta di pila di energia o anche un amuleto contro l’infelicità del mondo

Harry e io, nel nostro bazar sul porto, abbiamo

diciassette macchine da scrivere appartenute a

scrittori e scrittrici famosi dei cinque continenti,

Europa, Asia, Africa, America e Oceania, e tutti

gli abitanti del porto, e anche i marinai di passag-

gio, sono invitati a venire qui, a scegliere quella

che preferiscono e a scrivere qual è stato il gior-

no più felice della loro vita.

Sepúlveda entra nel bazar e si accinge e scrivere del suo giorno più bello e per farlo sceglie una Underwood, la macchina da scrivere di Hemingway, un suo grande maestro, un suo mito personale che ha combattuto nella guerra di Spagna con suo zio Peppe – erano compagni nelle Brigate Internazionali. Quando Sepúlveda comincia a scrivere si rende conto che lui è stato felice tutti i giorni della sua vita e decide di raccontarli tutti. In questo modo è lui a raccontarsi, con la sua voce, con i suoi aneddoti, con il suo senso dell’umorismo. Dopo la pubblicazione del libro mi sta succedendo una cosa bellissima: ci sono delle maestre che mi scrivono, e una in particolare sta creando un archivio della felicità con i genitori e i bambini. Di questi tempi credo possa essere di conforto, in più la felicità è molto legata alla personalità di Lucho.

Gli amici letterati

S. Il libro ha una fluidità negli argomenti cronologici molto chiara, nonostante le molte avventure che ha vissuto il protagonista. Recita la bandella:

Libro composito fatto di stratificazioni, libro dentro libro, narrazione dentro narrazione, scrittore dentro scrittore, traduttore dentro traduttore

Questo libro è scritto per capitoli, ogni capitolo è un momento della esistenza di Sepúlveda ben descritto, compaiono molti personaggi, animali che parlano, perlopiù gatti, ma anche scimmie, lumache, animali che ritornano dalle fiabe di Sepúlveda. C’è una caratteristica molto piacevole, gli intervalli differenziati da un font che ricalca la macchina da scrivere. È una lettura per tutti. Ci sono parti ironiche e divertenti di Luis da bambino, ma Ilide non risparmia, anche se in maniera discreta, le fasi più cruente, la drammaticità delle sue esperienze che ho apprezzato soprattutto in una libro per ragazzi che tendiamo a proteggere da una serie di eventi drammatici ormai all’ordine del giorno.

La letteratura è presente anche con le citazioni di tutti i suoi amici letterati e di tutti i letterati che lo hanno aiutato a sopravvivere e Sepúlveda riprende le parole del suo amico Cortázar:

Bisogna dare alla letteratura lo stesso vigore etico con il quale affrontiamo la vita e dare alla vita la ricchezza di possibilità con la quale affrontiamo la letteratura.

Pensi che questo sia anche il tuo modo di porti di fronte alla letteratura?

Quello spazio bianco tra le righe

I. Condivido quello che dice Cortázar e capisco bene il punto di vista di Sepúlveda, è chiaro che non si può scivolare nel realismo socialista. La letteratura è sempre qualcosa di più ampio, il male e il bene non stanno mai sempre da una parte Una letteratura a tesi sarebbe una menzogna. Io mi sento più traduttrice che scrittore. Mi piace stare nello spazio bianco tra le righe. Ho grande ammirazione per questi esempi del passato. Cortázar ha devoluto parte dei suoi guadagni alla rivoluzione Sandinista. Ha contribuito a creare il tribunale per i crimini di lesa umanità, ha devoluto i guadagni dei suoi libri ai prigionieri politici argentini. Ha ottenuto la cittadinanza francese per protesta contro quello che avveniva in Argentina negli anni ‘70, senza rinunciare a quella argentina.

Ricordo “I disincontri” il racconto di una ragazza che cade in coma ma non se ne capisce il motivo. In pratica questa specie di assenza che si va aggravando di giorno in giorno crea un parallelo con i desaparecidos. Prima ancora mi viene in mente Neruda che molti anni prima organizza un passaggio in nave per raccoglier più di duemila rifugiati spagnoli oppositori di Franco e li porta in Cile, questo per dire che per raccontare una storia si racconta la storia di tanta gente.

Il colore del mare

C’è un filone di una storia che è legata al libro e alle tante foto personali che ho avuto grazie a Carmen, in particolare una foto del loro secondo matrimonio. Il grafico Andrea Cavallini ha scelto di usare il blu come base di fondo delle foto e di alcune parti del testo perché è il colore del mare, un colore che torna in quello che è il sud del mondo e nel legame di Lucho con la Patagonia, inoltre il blu è legato a una specie di radice familiare. Il nome del nonno materno significa “pietra azzurra”, lui apparteneva al popolo Mapuche originario della Patagonia, una regione nel sud del Cile attraversata dalle Ande, coperta da grandi boschi, una popolazione molto orgogliosa che nessuno era riuscito a sconfiggere. Gli stessi Spagnoli quando sono arrivati in America latina si sono dovuti fermare lungo il fiume Bío-Bío che separa il nord del Cile dal regno dei Mapuche il cui significato è “uomini della terra”. Il nonno di Lucho discendeva da una specie di condottiero Mapuche che aveva guidato a lungo la nazione sia sul lato cileno che su quello argentino. Tra le tante storie c’è anche quella della nonna livornese che sposa questo uomo Mapuche. Arrivata in Sud America, quando pensava di sbarcare nell’America del Nord, apre una panetteria con i fratelli, in seguito viene a sapere che nel sud del Cile distribuiscono gratuitamente terreno, sono i terreni dei Mapuche. Qui la ragazza conosce questo amerindo gigante e dal loro incontro nasce la mamma di Lucho. Bisogna anche ricordare la storia del nonno paterno, un personaggio meraviglioso, un andaluso anarchico che è costretto a scappare dall’Andalusia, raggiunge le Filippine arriva in Equador si mette a produrre olio e con i proventi finanzia associazioni anarchiche o di mutuo soccorso. Arriva in un porto del Nord del Cile due giorni dopo la famosissima strage della scuola di Santa María di Iquique in occasione di uno sciopero di minatori del salnitro quando i soldati spararono sugli scioperanti uccidendo donne bambini. Il nonno racconterà al nipote che non dimenticherà mai l’odore di rose appassite nell’aria, l’odore del sangue delle vittime della strage. Io ho voluto raccontare tutto, perché ho ritenuto importante passare alla memoria dei ragazzi questa strage. Credo sia importante tenere in vita la memoria. La memoria era uno degli assi su cui ruotava l’opera di Lucho.

Il teatro

S. Il libro è talmente denso ed è talmente bello ascoltarti raccontare questi approfondimenti, queste curiosità. Fra i tanti amici che ci guardano è collegata anche la docente Alessandra Valentini che ha messo in scena alcuni dei testi da noi presentati a #Librinfestival e questo testo si presta alla drammatizzazione. Invito le docenti presenti a cogliere questo suggerimento, Lucho ne sarebbe felice visto che è stato anche un drammaturgo, ha scritto anche per il teatro nel suo momento moscovita e questa è un’altra cosa che ho scoperto leggendo questo libro che oltre a raccontare una vita incredibile racconta anche una parte della sua sfera personale, della sua storia d’amore con Carmen.

Un libro completo con alla fine tutta la bibliografia di Sepulveda e due bellissime bandelle, foto, testi di Carmen ed è talmente curato tanto che queste bandelle sono un altro pezzetto del racconto che fai nel romanzo stesso. Questa è la tua prima opera narrativa. Avrà un seguito questa incursione nella scrittura di romanzi?

I. Mi piacerebbe scrivere del mio lavoro, di traduzione per raccontare quella che è stata la mia esperienza non specialistica non di ricerca per far scoprire ai lettori quello che fa il traduttore, per raccontare dal di dentro con gli aneddoti sugli scrittori incontrati.

S. Ci vuoi rassicurare sul fatto che leggere e giudicare un libro tradotto sia alla portata di tutti

I. Si e no ci sono dei libri che per un traduttore è facile capire se sono stati tradotti bene. Per un lettore risulterebbe più difficile.

S. Per concludere ascoltiamo un omaggio di un nostro amico, l’attore Andrea Vasone, con l’intensa lettura della poesia che la moglie Carmen ha dedicato a Lucho.

POESIA INGENUA

No, non c’è.

Non viene.

Sono arrivati gli altri

ma lui non è tornato.

Ha lasciato qui il suo coltellino,

la sua piccola balena, ricordo di Greenpeace,

la penna e la Moleskine.

Se n’è andato senza nulla.

Uno stormo di storni

se l’è portato via.

Dov’è andato?

Non è serio morire,

accidenti!

Allora non se n’è andato davvero.

Gioca di nuovo a confondermi

con la finzione e la realtà

e ora è il protagonista

invisibile di un racconto.

È una pagina gialla di seta

o una poesia scritta a mano,

un bandoneón dietro la tristezza.

Si stancherà uno di questi giorni

di vagare con lo sguardo assente,

senza meta

illuminato da lampioni di lune tonde

cercando i giorni perduti

e verrà finalmente

dal lato ingenuo della mia pena.

E mi dirà sorridendo: vieni qua, sciocchina!

Leggimi la tua ultima poesia…

Carmen Yáñez

S. Questa sera insieme al blu ho voluto indossare anche qualcosa di giallo per ricordare la battaglia per ottenere verità e giustizia per Giulio Regeni e credo che Luis Sepúlveda ne sarebbe contento. #Librinfestival come scorta mediatica nella sua quarta edizione ha dedicato una menzione speciale per sostenere la causa portata avanti per i diritti umani che noi come associazione teniamo sempre presente.

Giusi R.

N.B. I Testi e la foto di  Storia di Luis Sepúlveda e del suo gatto Zorba sono tratti dall’estratto messo a disposizione dalla casa editrice Guanda che ringraziamo

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